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2003-2023 L’eredità di Don Mario…UN PROGRAMMA DI VITA PER L’OGGI

Questo nostro insistere nel “vivere per fare la gioia”, nostra, degli altri, di Dio, nel nostro mondo attuale, che sembra precipiti sempre più verso un sistema di vita nel quale pare impossibile trovare e fare questa gioia, potrebbe urtare, scandalizzare, fare scuotere capo a quelli che sono lontani dalla fede, lasciare molto perplessi e dubbiosi alcuni dalla fede debole, accrescere la tristezza e l’acidità di altri che covano una propria gioia senza riuscire mai a raggiungerla. L’interrogativo, che non è senza mistero, è anche mio. Ma so che la risposta è, vive nella fede della Parola di Dio, che ci e data da Cristo nello Spirito Santo. Per cui “vivere per fare la gioia nostra, di Dio, di tutti”, è un vivere che non può non portare il suo frutto.
C’è però un’esperienza comune, che nessuna impresa al mondo può dare frutto senza fatica, senza rinunce, senza sacrificio; sacrifici che saranno tanto più dolorosi, quanto più alto è lo scopo che si vuole raggiungere. Così per le cose buone e così anche per le cose non buone. Anzi, nel mondo, tra noi, si consumano più parole, ci si sottomette a maggiori fatiche, si accettano più dure rinunce, si spendono somme colossali, si buttano al vento fortune immense, si versano e si fanno versare torrenti di lacrime e di sangue, per dividersi, per non andare d’accordo, per lottare, per imbrogliarsi e per farsi del male a vicenda.
Se tutte queste energie, valori, volontà, intelligenze, parole, venissero uniti ai pochi mezzi che si mettono in opera per costruire pace, serenità e salute, noi avremmo un mondo pieno di gioia, quella che invece il mondo, con tutte le illusioni che offre, non riesce a dare.
Oh! è vero, non lo nascondiamo, né lo vogliamo negare. Ci sono nella vita di tutti momenti difficili, duri, che sanno di crudeltà, che paiono oscurare tutta la luce che viene da Dio. Ci sono delle notti piene di tenebre e di timori; ma anche in questi momenti, se scendiamo nel profondo del cuore a cercare e ad incontrare la presenza del nostro Dio, e riusciamo ad esprimere a Lui il nostro atto di fede, di speranza e di amore, l’amore senza dubbi, senza condizioni, scorgeremo la sorgente della luce che può darci sostegno ed è garanzia e fondamento della gioia alla quale, come arida terra all’acqua, tende il nostro cuore.
«Se il chicco di grano caduto in terra non muore, rimane solo; ma se invece muore, produce molto frutto» (Gv. 12,24). E’ un fatto confermato dall’esperienza millenaria della natura. Cristo si è appellato a questa immagine viva, reale, che si svolge sotto gli occhi di tutti, per dirci che ra gioia non si può costruire che così, camminando nel nostro mondo come ha camminato lui, con Lui.
Se dubitiamo, se abbiamo poca fede, non costruiamo, non diamo vita e gioia ad alcuno.
Penso alla futura vita del Villaggio, inserito nel mondo, che da solo è impotente a costruire la gioia dell’uomo. Ma io vedo il Villaggio come una “piccola città sul monte’ una “lucerna posta in alto”, i cui cittadini vivranno per fare e per rendere testimonianza della gioia cristiana che unisce, in una mirabile unità e comunione di vita, noi e gli altri con Dio.
Ma perché questo avvenga attendo delle menti, dei cuori delle mani, delle persone che credano che valga la pena di spendere l a vita per la bontà di questo cammino.

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